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Recensione a “La quarta dimensione del tempo” di Ilaria Mainardi

Dettagli Prodotto:

  • TITOLO: “La quarta dimensione del tempo”
  • AUTORE: Ilaria Mainardi
  • GENERE: Narrativa
  • PREZZO: Cartaceo € 14,25 / e-book € 8,99 (disponibile con Kindle Unlimited)
  • FORMATO: Copertina flessibile e Kindle
  • DATA PUBBLICAZIONE: 22 giugno 2020

Link d’Acquisto:

Trama:

James Murray, newyorkese d’adozione, è un affascinante pubblicitario che ha passato gli ultimi tre decenni a costruirsi una nuova e brillante identità sui cocci del passato. Finché una lettera, giunta ai suoi occhi in ritardo di ventisette anni, non fa crollare ogni impalcatura. Insieme all’amico Gavin dovrà ripercorrere a ritroso la strada verso un Missouri verde come l’Irlanda, verso una figura materna cancellata da troppo tempo, verso i sogni perduti, verso se stesso. Nella consapevolezza che, come gli ripeteva l’amato padre, dove si arriva e da dove si parte sono i soli punti da tenere sempre presenti per non sbandare durante il percorso.

RECENSIONE a cura di Ilaria Ferraro:

E poi capita che ti ritrovi, per l’ennesima volta, con in mano l’opera di un autore emergente. In questo caso si è trattato di un’autrice (peraltro mia omonima, visto che si chiama Ilaria) per quanto ne so non conosciutissima al pubblico dei lettori, forse solo perché ancora non ha avuto grande modo (aggiungerei purtroppo) di spiccare nel mondo editoriale dei romanzi, o semplicemente in quanto il suo testo é di pubblicazione piuttosto recente… 

Nel tentativo di unire la mia passione da lettrice onnivora con la volontà di “valutare” il romanzo da un punto di vista più “professionale”, di norma mi approccio a questo tipo di lettura con un misto di frizzante curiosità e una buona dose di entusiasmo (mettendomi un po’ nei panni dello scrittore in questione in quanto autrice a mia volta), oltre che con una certa cautela.

Però, con il romanzo di Ilaria Mainardi intitolato “La quarta dimensione del tempo”, tutto questo é completamente saltato. 

Già dopo il primo capitolo avevo scordato di star leggendo un libro per il blog e che si trattasse di un’autrice emergente, tanto la lettura mi ha presa e, in frettissima, sia diventata per me gustosa. Ma mi spiego meglio…

Mi sono ritrovata come quando (so che suona male, ma ci sta ;P), in una calda giornata di sole, hai bisogno di dissetarti, vai al bar, ordini una limonata e inizi a berla a piccoli sorsi. Di primo acchito non capisci con esattezza se sia più dolce o più aspra (d’altronde non tutti la preparano con le stesse proporzioni di acqua, zucchero e limone, no?). Poi invece, pian pianino, cominci a coglierne le sfumature: poco alla volta ne percepisci il sapore predominante, lo riconosci e impari a godere dei suoi benefici rinfrescanti. Decidi a quel punto di volertela proprio gustare, quella bibita semplice, ma allo stesso tempo elaborata, perché berla tutta d’un fiato ti toglierebbe la soddisfazione del momento. Ti riscopri così a desiderare che non finisca troppo velocemente e proprio allora, man mano che il livello di liquido nel bicchiere si abbassa, la centellini assaporandola fino all’ultima goccia.

Ecco, questo é ciò che mi é accaduto con questo libro. Non me ne sono innamorata all’istante (anche perché credo sia una cosa che accade molto di rado), il mio è stato un approccio lento ma, ritengo, bello intenso: la storia del protagonista James Murray parte dai suoi ricordi d’infanzia in Missouri – occupati in gran parte dalla figura paterna Peter e dal rapporto conflittuale con la madre Lucinda – procede con un salto temporale di trent’anni che focalizza l’attenzione sulla sua vita nella Grande Mela per poi finire, con una rocambolesca serie di eventi e incontri, a raccontare una vera e propria avventura nella sua città natia, Dirwest.

Lo stile narrativo dell’autrice mi ha letteralmente ammaliata, pian piano mi ha fatto immergere nella storia di James facendomi affezionare a lui e tenendomi sul filo del rasoio della curiosità, nell’attesa dello sviluppo degli avvenimenti. Il paragone che mi viene in mente per il modo di scrivere di Ilaria é quello con un ricamo, molto ricco e interessante, da scoprire in ogni suo più piccolo dettaglio… Confesso di essermi ritrovata spesso, durante la lettura, a sottolineare frasi e paragrafi che mi colpivano in modo particolare, non solo per il concetto che erano chiamati a esprimere, ma anche per la loro forma sintattica.

“Tenendo lo sguardo sulla strada, Peter sfiorò la mano di Jimmy con la propria. Il bambino, ancora sospeso tra il sonno e la veglia, la afferrò con la poca forza che quello stato gli concedeva e il viaggio fino a Dirwest trascorse così, con quelle due mani, una grande e una molto più piccola, strette l’una nell’altra.”

Ma lasciate che vi racconti un po’ di Jimmy, come viene affettuosamente chiamato il protagonista dalle persone della sua vita: partendo dal personaggio in tenera età, beh…era uno di quei bambini per cui si prova una simpatia “materna” immediata, un figlio legatissimo al suo amorevole papà da cui prendeva esempio ogni giorno e per il quale nutriva un’ammirazione sincera, alimentata da racconti di leggende celtiche (la sua famiglia ha infatti origini irlandesi), gare di pesca e di taglio della legna. L’autrice è riuscita a dipingere James come un bimbo simile a tanti altri, che guardava alla vita con gli occhi curiosi e speranzosi dell’infanzia, ma la cui serenità è stata, a un certo punto, bruscamente incrinata dalla morte improvvisa del padre. Tale perdita ha segnato in modo indelebile il suo futuro di adolescente prima e di uomo poi e, in particolare, il rapporto con sua madre. Fuggito letteralmente di casa a diciott’anni e trasferitosi a New York in cerca di fortuna, si è “fatto da sé” guadagnandosi un posto di rilievo in una prestigiosa agenzia pubblicitaria, la Wayne & Bunch; oggi è un cinquantenne e uno scapolo incallito refrattario alle relazioni sentimentali, ma da dieci anni ha un amico, oltre che un vicino di casa, davvero indispensabile su cui sa di poter sempre contare, l’esilarante Gavin Doyle.

Ed è proprio grazie a quest’ultimo, forse l’unica persona al mondo a conoscere veramente James e con cui lui si confida senza filtri, che si mette in moto quella catena di eventi a cui accennavo prima: a seguito del fortuito ritrovamento di una lettera di Lucinda, di cui non sapeva l’esistenza, dopo tanti anni l’uomo si ritrova a picchiare le corna contro il proprio passato e ad arrovellarsi su un dilemma: prenderlo e ributtarlo nel secchio del dimenticatoio oppure affrontarlo una volta per tutte?

Solo grazie all’intraprendenza e alle insistenze di Gavin, Jimmy decide di partire per tornare in Missouri durante le vacanze estive: in fondo forse la curiosità di scoprire se la madre sia ancora viva e desideri riallacciare un qualsivoglia rapporto con lui l’ha sempre avuta, serviva solo un pretesto per farla uscire allo scoperto e dargli il coraggio di cercare il modo per soddisfarla.

Non poteva negare che quella lettera, in un sabato assolato di luglio, avesse riportato in gola un groppo che era arcisicuro di aver ingoiato grazie a migliaia di spritz, un ottimo impiego e la partita a calcio a cinque del giovedì…

Anche in quest’occasione, James può far affidamento sul suo migliore amico che non esita a fargli da spalla quando i due intraprendono un viaggio a dir poco singolare che riserva una gran dose di divertimento, sia a loro che al lettore: vi assicuro che più volte mi sono scoperta a ridere da sola e a esprimere tacitamente il mio apprezzamento per l’autrice leggendo alcuni divertentissimi scambi di battute tra i due.

Senza rivelarvi troppo, aggiungo solo che il viaggio di James non é solo portatore di avventure, nuove conoscenze e di consolidamento del rapporto d’amicizia con Gavin (oltre che un modo per raccontare un po’ di quell’America che va oltre le grandi megalopoli). “La quarta dimensione del tempo” è anche e soprattutto il racconto di un viaggio interiore, un percorso introspettivo del protagonista grazie al quale egli capisce che le risposte di cui va in cerca stanno proprio nei meandri del tempo, nel groviglio di sentimenti, nei comportamenti dettati dall’istinto e nelle parole non dette, perché il presente e il passato sono indissolubilmente intrecciati tra loro, al di là del proprio volere.

“C’è un momento per il fragore e un momento, più rispettabile, per la quiete e, in mezzo c’era molto di ciò che James Murray si era imposto di trascurare. Ci aveva provato.”

Ritengo, dal mio modesto punto di vista, che Ilaria Mainardi sia un’autrice con una scrittura riconoscibile ed elegante. I suoi personaggi sono caratterizzati a livello psicologico con grande accuratezza e, al termine del romanzo, ho avuto addirittura l’impressione che fossero diventati degli amici da cui mi è dispiaciuto dovermi separare. La lettura, nel suo complesso, è risultata per me sorprendente ed estremamente piacevole, in un alternarsi di momenti ironici, riflessivi e avventurosi.

Vi consiglio pertanto e senza indugio di mettere questo libro nella vostra wish-list letteraria, se state cercando un libro un po’ fuori dagli schemi e, personalmente, mi auguro di leggere presto un altro bel lavoro di questa talentuosa autrice.

Ilaria

Biografia Autrice:

Intervista a Ilaria Mainardi – La quarta dimensione del tempo

Ilaria Mainardi è pisana di origine e cosmopolita per viaggi mentali. Da sempre appassionata – innamorata – di cinema, lo ha studiato per cercare di capirlo e non c’è riuscita. Da questa impasse è emerso un amore ancora più solido. L’altra sua più grande passione riguarda la drammaturgia in lingua inglese: da William Shakespeare a Martin McDonagh (che è anche uno dei suoi registi preferiti) passando per EndaWalsh e David Mamet. Sogna di vincere la Palma d’oro a Cannes per un film sceneggiato a sei mani con i fratelli Coen e di bere un caffè nero con David Lynch.

Casa Editrice:

Les Flâneurs Edizioni nasce nel 2015 grazie a un gruppo di giovani amanti della Letteratura. Il termine francese “flâneur” fa riferimento a una figura prettamente primonovecentesca d’intellettuale che, armato di bombetta e bastone da passeggio, vaga senza meta per le vie della sua città discutendo di letteratura e filosofia. Oggi come allora, la casa editrice si pone come obiettivo la diffusione della cultura letteraria in ogni sua forma, dalla narrativa alla poesia fino alla saggistica, con indipendenza di pensiero e occhio attento alla qualità. Les Flâneurs Edizioni intende seguire l’autore in tutti i passaggi della pubblicazione: dall’editing alla promozione.

Les Flâneurs Edizioni
Sede legale: Via G. Gentile 47/F – 70126 Bari
Sede operativa: VIa G. Postiglione 6 – 70126 Bari
Telefono 3286494159

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