Intervista a cura di Daniela Sardella
Appuntamento dedicato alla collaborazione con la Casa editrice WritersEditor e quindi si va con Intervista. Come sempre abbiamo un ospite che si metterà in gioco, si racconterà e presenterà il proprio scritto. L’ospite in questione è un Autore già recensito da Amabili. Ora vi proponiamo l’intervista per poter conoscere al meglio l’Autore e tutti i retroscena della Storia. Siete pronti? Con noi oggi Luca Marchesani che ci parlerà di “Il Viaggiatore Notturno”.
Benvenuto Luca Marchesani
Prima di ogni qualsiasi domanda chiediamo una piccola presentazione, quindi, le chiedo chi è Luca Marchesani?
Ho 40 anni e sono nato a L’Aquila, dove vivo e svolgo la professione diavvocato. Ovviamente, accanto alla professione che svolgo esiste questagrande passione per la scrittura che mi accompagna sin dalla primissima adolescenza e che cerco di conciliare con gli impegni famigliari e lavorativi. E’ una passione che putroppo richiede molto tempo e non sempre riesco a dedicarle il tempo che meriterebbe. Forse questa grave situazione che stiamo vivendo a livello globale qualcosa di buono ce lo ha regalato e dè un po’ di tempo libero in più da dedicare a noi stessi e alle nostre passioni. Può essere il momento giusto per coltivare noi stessi.
Quando è cominciato l’amore verso la lettura? Ha dei ricordi particolarilegati al suo inizio?
Ricordi particolari legati alla lettura riesco a rintracciarli nelle primissime pubblicazioni per ragazzi e ai romanzi d’avventura di JulesVerne oppure l’Isola del Tesoro di Stevenson, anche se la vera folgorazione personale è legata all’incontro con i romanzi di Stephen King, che ancora oggi rappresenta un punto di riferimento assoluto nella mia scrittura. In particolare, la lettura del suo romanzo “Misery” è stato certamente il mio punto alfa e contemporaneamente ha contribuito a spingermi nel progetto di”provare” a scrivere una storia. Nonostante nel tempo io abbia fatto comunque altre letture tuttavia questo autore è l’unico ad essere rimasto una costante.
Oggi siamo qui per parlare dell’ultimo scritto partorito dalla sua penna,ma ho notato dalla biografia che c’è ne sono altri. Ecco io mi domando e diconseguenza le domando: cosa prova ogni volta, cosa prova ad ognipubblicazione?
Quando scrivo un racconto o un romanzo generalmente non ho in mente una futura pubblicazione. La scrittura per me, in quella fase, è lo strumento per colmare un’ urgenza del momento. Il pensiero di una potenziale pubblicazione magari sopraggiunge al momento delle successive riletture, correzioni ecc.. Nove volte su dieci la mia è una scrittura di getto, senza pause. Quando poi interviene la pubblicazione il sentimento che mi accompagna è duplice: da una parte c’è l’orgoglio per aver ottenuto una valutazione positiva; dall’altra tuttavia sopraggiunge anche il sentimento di timore del giudizio del lettore al quale inevitabilmente ci si sottopone. Il romanzo esce dal mio cassetto e diventa, potenzialmente, di tutti quelli che vorranno leggerlo. Nonostante questo prevale sempre l’orgoglio di vedere il romanzo pubblicato. In particolare “Il Viaggiato renotturno” è stato scritto di getto in pochissimo tempo e non ha subito particolari correzioni. Anzi, a dire il vero, quando l’ho scritto non avevo alcuna intenzione di sottoporlo alla valutazione di un Editore. Lo consideravo, per così dire, un pò “eccessivo” per un autore sconosciuto. Sono rimasto davvero contento che l’Editore abbia creduto in questa pubblicazione ma il giudizio in questo caso mi fa ancora più paura. Per quanto riguarda le altre pubblicazioni, posso dire di aver partecipato, come tutti, ad una serie di concorsi per racconti, alcuni dei quali sono stati selezionati per far parte di alcune antologie. Uno di questi racconti, intitolato “Venere dagli occhi blu”, su consiglio di una persona molto importante per me, è stato ampliato e trasformato in un romanzo vero e proprio ed è stato autopubblicato nel 2016.
Ora parliamo dell’ultimo scritto: Il Viaggiatore Notturno. Vuole spiegare agrandi linee di cosa parla?
La storia è incentrata su un personaggio principale, che ha un nome assolutamente non casuale. Si chiama infatti Mario Rossi. Non so se avete mai notato come tutte le volte nelle quali ci imbattiamo – negli uffici pubblici così come nelle pubblicità in tv – nelle istruzioni per compilare moduli che presentano dati fittizi a titolo puramente esplicativo, il nominativo prescelto è sempre o quasi Mario Rossi. Quindi questo nome diventa quasi, in un certo senso, il nome di tutti. Quindi, dato che il personaggio doveva essere, nelle mie intenzioni, infelice, perdente e soprattutto invisibile agli occhi del mondo, quel nome – Mario Rossi –finisce per diventare il nome di tutti e di nessuno. Con il dovuto rispetto per tutti quelli che si chiamano realmente Mario Rossi..ovviamente… si tratta solo di un concetto. Il primo capitolo, intitolato “Nomen omen”, voleva descrivere proprio l’idea che il destino del protagonista fosse già in qualche modo nascosto nel nome stesso. Questo lo spunto iniziale. Il resto poi è venuto da sè. Trattandosi di un personaggio totalmente infelice ho dovuto costruirgli attorno un passato ed un presente altrettanto infelici sotto tutti i punti di vista. Ovviamente è difficile descrivere la storia senza correre il rischio di svelare troppo, diciamo soltanto che Mario ha vissuto esperienze terribili ma allo stesso tempo vive un presente altrettanto infelice perchè ha una famiglia chè è terribilmente sbagliata, un lavoro che non lo gratifica, non ha amici – anche se nel corso della storia alcune amicizie finirà per averle anche lui – ed ha un “progetto” folle che intende portare a termine e che, a conti fatti, ha come obiettivo a termine e che, a conti fatti, ha come obiettivo quello di mettere alla prova la controparte più difficile e più alta da affrontare, ovvero Dio.
Com’è nato il Viaggiatore Notturno? Da dove parte l’ispirazione?
Il romanzo è stato scritto diversi anni fa, credo nel 2014 o 2015. E’ stato scritto in un periodo personale piuttosto brutto. Io ho utilizzato il personaggio Mario Rossi e più in generale la scrittura dell’intero romanzo come una vera e propria auto-terapia che mi permettesse di andare avanti in quel brutto periodo. Facendo sì che il personaggio compisse azioni del tutto insensate e un pò folli la scrittura si trasformava sempre più nello strumento con il quale si manifestava una sorta di sfogo personale. Ovviamente c’era un’idea alla base, una storia che volevo raccontare ma quello che ho fatto in questo caso è stato scrivere senza freni, senza censure. E’ stato scritto in modo molto veloce, in una ventina di giorni, come un disco registrato in presa diretta, e non è stato quasi mai ritoccato. Una volta terminato, l’ho chiuso nel cassetto. Poi, il romanzo è tornato. Come dicevo in precedenza non avevo intenzione di mandarlo in lettura ad un editore, lo avevo scritto per me. Invece è’ riemerso. Rileggendolo a distanza di anni ci ho ritrovato tutta quella urgenza di allora, mi è sembrato degno di essere inviato in lettura e quindi di essere valutato. Rispetto a tutte le altre cose che ho scritto e che probabilmente scriverò questo rimarrà un unicum, una mosca bianca. Questo non è un modo di scrivere che normalmente utilizzo. Rileggendolo ho scoperto che mi piaceva sul serio e che potesse essere il momento giusto per farlo leggere anche a qualcun altro. Tratta anche argomenti scabrosi e non in modo….politicamente corretto ma la mia volontà era proprio quella di scrivere qualcosa di eccessivo. I personaggi sono tutti eccessivi, a partire dalprotagonista, ma non dovevano essere caricature. Spero che venga letto comprendendone lo spirito generale anche se poi all’interno c’è l’argomento chiave, quello relativo al rapporto con la religione, che era poi la riflessione che volevo raccontare. E’ un romanzo a cui tengo particolarmente.
Parlando del personaggio principale, Mario. Lui deve affrontare un passatodevastante ed ha ancora una vita di sofferenza davanti a sé tanto daavvicinarsi a un personaggio che molti di noi conoscono, lui è quasi comeun moderno Giobbe. Come mai questa scelta riguardo la sofferenza umana?
Effettivamente i due personaggi hanno alcuni punti di contatto, uno di questi è certamente la cosiddetta “messa alla prova”. Tuttavia la prospettiva è diversa. Se Giobbe viene messo alla prova al fine di valutare la reale consistenza della sua fede in Dio, nel caso di Mario Rossi, in relazione al quale non è chiaro se abbia o meno una fede reale, è proprio lui a mettere alla prova Dio. Prendendo per buona l’esistenza di Dio, Mario vuole verificare quale peso abbia tutta la sofferenza patita nella sua vita al momento di essere giudicato dall’ Onnipotente per tutte le sue a zioni, anche quelle più deprecabili. In sostanza vuole vedere se sarà ancora in credito con Lui, come in effetti ritiene di essere.
In Mario notiamo una differenza importante riguardo al paragone riportatosopra. Mario sfida l’essere supremo, cerca quasi un confronto, non ilperché ma piuttosto vuole capire e affrontare chi ha portato tutta questasofferenza nel proprio cammino. Quindi un modo per far capire al lettore dicombattere le ingiustizie, un modo per alzare la testa e dire basta?
Si. Quello che prima ho chiama to “progetto” è strettamente collegato con la sua vita , che come ho detto prima è infelice sotto tutti i punti di vista. Mario vive tutto questo come una profonda ingiustizia ed il folle progetto che metterà in atto ha, come reale obiettivo, quello di ritrovare la felicità. Questo suo percorso, per quanto folle, ha proprio lo scopo disvincolarsi da tutta questa infelicità. Una sorta di via crucis che lo dovrebbe portare alla ritrovata felicità ma, a che prezzo?
Cosa rappresenta per lei questa storia?
Sicuramente, come detto prima, è la stessa genesi del romanzo a rispondere alla domanda. La sua iniziale funzione di terapia, di sfogo, così come ho spiegato prima. Uno strumento di liberazione personale. Trattandosi di uno scritto che ha già almeno 5 anni di vita, oggi non ha più la funzione che aveva 5 anni fa. Oggi rappresenta un grande orgoglio per me. Spero che chi avrà voglia di leggerlo possa goderne. E’ arrivato il momento del giudizio del lettore. Io l’ho scritto, l’Editore lo ha valutato meritevole di pubblicazione. Ora tocca al lettore giudicare. Mi piacerebbe avere un riscontro e se qualcuno vorrà farmi sapere il suo giudizio personale, anche negativo, ne sarò felice. Sono molto curioso.
Essendo alle battute finali, chiediamo: Progetti futuri? C’è già qualcosache bolle in pentola?
Ho un romanzo già pronto, scritto qualche tempo prima di quest’ultimo. Ho diversi racconti che avevo pensato di raccogliere in un’antologia. Alcuni dovrei rileggerli perchè sono un pò datati. Uno di questi, tuttavia, avevo pensato di trasformalo in un romanzo perchè ritengo che l’idea sia meritevole di un ampliamento. Proprio come successo con “Venere dagli occhi blu”. La prossima pubblicazione, se ci sarà, ed io mi auguro possa essere ancora con Writers Editor, potrebbere essere proprio questa. Poi magari mi viene qualcosa in mente nel frattempo…….chi può dirlo..
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