Affezionati lettori, rieccoci con lo spazio dedicato alle interviste agli autori. L’ospite di oggi è un amabile ragazzo che si diletta a scrivere di se stesso. Avete già avuto modo di scoprirlo in una delle nostre recensioni. Se invece ve lo siete perso, approfittate di queste sue risposte per scoprire qualcosa su di lui. Dario ha all’attivo due pubblicazioni, entrambe sono autobiografie, in cui si parla del suo vissuto e degli incontri che fanno parte integrante del suo essere, degli amici che per lui sono un porto sicuro. Siamo molto contenti di averlo qui con noi, a me in particolare perchè è un amico.
Ricordiamo, infine, che Dario sarà gradito ospite nel gruppo facebook Amabili Letture Blog Venerdì 26 febbraio dalle 17 alle 19.30 circa. Vi aspettiamo.
Benvenuto ad Amabili Interviste, Dario Mondini
Partire con la tipica domanda di presentazione, per te che scrivi autobiografie, è un po’ banale, quindi ti chiedo: c’è una parte di te che ancora non conosciamo?
Ciao Elisa, ciao Amabili Letture, intanto vi ringrazio molto per questo spazio e il tempo che mi state dedicando. L’unica parte di me che ancora non conoscete la potete immaginare leggendo il prologo di Diario di un perdente di successo. Appartiene al passato e preferisco dimenticarla. Di cosa si tratta? Starà a voi cercare di scoprirlo…
Qual è stata la molla che ti ha convinto a mettere su carta la tua vita?
Sono state le parole a chiamarmi in quella convulsa sera nella quale ho scritto il prologo del primo libro. Mentre tornavo a casa correndo, sotto la pioggia, come un flash mi tornavano in mente i fatti salienti dei miei primi trentanove anni. Appena rincasato, ho sentito il desiderio di mettere nero su bianco del come e del perché fossi rimasto a piedi, facendo riferimento a una esistenza differente da quella degli uomini già “sistemati”. Mi è piaciuto e da quel giorno non ho più smesso di buttar giù parole, per i successivi sei mesi.
Il tuo secondo libro è stato scritto durante il lockdown. Quali sensazioni ti ha dato, tu che sei abituato a stare in mezzo alle persone?
Scrivere Nuove Storie di un perdente di successo è stata la medicina migliore per combattere gli effetti dell’isolamento. In quel periodo sono stato anche in cassa integrazione, dunque sono riuscito a trovare la calma e la lucidità necessaria per fare il punto su quanto successo nell’ultimo triennio. In realtà avevo già scritto il capitolo al quale sono più legato, quello dedicato al mio amico Marco, scrivere il resto è stato più semplice, rapido e piacevole. Ho vissuto con meno entusiasmo e crescente pessimismo le successive serrate, ma questa è un’altra storia.
Sono curiosa di conoscere il parere degli amici e conoscenti citati nei tuoi due libri: come l’hanno presa? Ti hanno sostenuto? C’è stato qualcuno che è stato particolarmente contento oppure irritato?
L’unica persona davvero irritata è stata Laura, la mia seconda storica ex, tutte le altre citate mi hanno appoggiato con grande entusiasmo, alcune pavoneggiandosi di essere finite su un libro, altre semplicemente riconoscenti per il posto loro assegnato. Un discorso a parte va fatto nei confronti dei miei titolari, col senno di poi mi rendo conto di essere stato eccessivamente severo nei loro confronti, almeno in occasione del primo Diario.
La tua avventura da scrittore è iniziata con “Diario di un perdente di successo”, un titolo che ha colpito molto, ed è proseguita con “Nuove storie di un perdente di successo”. Quanto è cambiata la tua vita? Proseguirai con le tue avventure?
E’ cambiata perché ho conosciuto moltissime persone, sia di persona sia solo virtualmente nell’ambito dei social. Di fatto, è come se mi fossi creato un’attività collaterale, anche se al momento mi ha fruttato solo pane, amore, e fantasia. L’ho fatto e lo rifarei, perché mi piace creare nuove sinergie. Non ho in cantiere il terzo capitolo di una possibile trilogia, anche perché ultimamente avrei molte cose negative da raccontare, e vorrei passare invece “alla storia” come autore positivo e ottimista.
Che cosa ti affascina di più del mondo letterario? Secondo te in cosa consiste il talento di uno scrittore?
Sono affascinato da quei libri che, una volta terminati, ti lasciano qualcosa, t’impediscono di dormire facendoti riflettere. Più che alla forma stilistica del libro, bado alla sostanza, alle emozioni che sa trasmettere. Certo, se poi è scritto bene ed è in grado d’insegnarmi nuove parole ed espressioni, meglio ancora. Se mi metto in prima persona, avverto sempre l’adrenalina dei giorni precedenti l’uscita del libro, rimango in costante attesa di una recensione positiva. Vivo l’ansia da prestazione letteraria con entusiasmo e ottimismo.
Sei pure tu un lettore accanito, recensisci anche per un blog, quali sono le storie che ami leggere e perché? Cosa diresti a quegli scrittori che non leggono mai?
Sono un accanito lettore di romanzi storici, perché la trasposizione della realtà in epoche passate mi fa sognare e parteggiare attivamente per i protagonisti. Adoro quelli ambientati durante le guerre mondiali e parteggio quasi sempre per chi si schierava nelle file dei partigiani. Quando ho bisogno di sognare a occhi aperti, viro verso il chicklit: ogni tanto un po’ di leggerezza non guasta. Uno scrittore che non legge non potrà mai migliorare; ne conosco pochissimi di scrittori che non leggono, ovviamente tutti affermati…
Sei una persona che ama viaggiare, soprattutto con gli amici. C’è un posto dove vorresti andare finita la pandemia?
Vorrei tornare innanzitutto nella mia amata Monaco di Baviera, e già che sarò in Germania, perché non allungarmi fino alla capitale Berlino? Sto organizzando inoltre il mio primo viaggio in Sicilia: bookstagrammers avvisate e mezze salvate.
Grazie di cuore di aver accettato di partecipare al nostro spazio intervista.
In bocca al lupo per tutti i tuoi sogni.
Molto interessante.
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