Dettagli Prodotto:
- Titolo: Eppure cadiamo felici
- Data uscita: 18 aprile 2017
- Autore: Enrico Galiano
- Pagine: 355
- Formato: E-Book e Cartaceo
- Editore: Garzanti
- Collana:
- Prezzo: 8,99€ e-book / 11,40€ versione cartacea
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Sinossi:
Il suo nome esprime allegria, invece agli occhi degli altri Gioia non potrebbe essere più diversa. A diciassette anni, a scuola si sente come un’estranea per i suoi compagni. Perché lei non è come loro. Non le interessano le mode, l’appartenere a un gruppo, le feste. Ma ha una passione speciale che la rende felice: collezionare parole intraducibili di tutte le lingue del mondo, come cwtch, che in gallese indica non un semplice abbraccio, ma un abbraccio affettuoso che diventa un luogo sicuro. Gioia non ne hai mai parlato con nessuno. Nessuno potrebbe capire. Fino a quando una notte, in fuga dall’ennesima lite dei genitori, incontra un ragazzo che dice di chiamarsi Lo. Nascosto dal cappuccio della felpa, gioca da solo a freccette in un bar chiuso. A mano a mano che i due chiacchierano, Gioia, per la prima volta, sente che qualcuno è in grado di comprendere il suo mondo. Per la prima volta non è sola. E quando i loro incontri diventano più attesi e intensi, l’amore scoppia senza preavviso. Senza che Gioia abbia il tempo di dare un nome a quella strana sensazione che prova. Ma la felicità a volte può durare un solo attimo. Lo scompare, e Gioia non sa dove cercarlo. Perché Lo nasconde un segreto. Un segreto che solamente lei può scoprire. Solamente Gioia può capire gli indizi che lui ha lasciato. E per seguirli deve imparare che il verbo amare è una parola che racchiude mille e mille significati diversi.
Recensione a cura di Deborah con l’acca:
Tra i termini intraducibili che Gioia Spada ama tatuarsi con la BIC sulle braccia, ne manca uno.
Se potessi inventarla io questa parola, in una lingua magari tutta mia e sconosciuta, penso che avrebbe un suono dolce ed armonioso, dai contorni leggermente malinconici, il cui significato sarebbe all’incirca “il libro che stai divorando e che presto finirai è lo stesso libro che vorresti non finisse mai”.
Con “Eppure cadiamo felici” è andata proprio così miei cari Amabili. Empatia per Gioia fin dalle primissime pagine, curiosità per il giovane e misterioso Lo, ed accelerazioni improvvise miste a brusche frenate, con lo scopo di leggere, immaginare e vivere l’intera storia sulla mia pelle.
“È che Gioia Spada è una che è capace, quando le fanno un regalo, di aprire solo il bigliettino, e di scordarsi di aprire il pacco. Gioia Spada è una che quando piove non prende l’ombrello, e che ce l’ha lo lascia chiuso. (…) Gioia Spada è una che non sorride tanto spesso, ma quando fa accende la luce. (…) Gioia Spada è una che nei temi scrive tutto senza punti e senza virgole e poi aggiunge la punteggiatura alla fine.“
Lo confesso, io di Gioia Spada mi sono follemente innamorata. Gioia ha diciassette anni ed esiste, io ne sono certa. È vera nella sua semplicità e diversissima dalle sue coetanee, tutte gossip e make up. Ama la musica dei Pink Floyd ed ama ascoltarla a tutto volume, attraverso le sue inseparabili cuffiette che la proteggono dal mondo intero, diventando per lei una coperta di Linus.
Gioia che non ne azzecca una, che inciampa ovunque, sicuramente sempre sulle sue emozioni. Gioia che è chiamata confidenzialmente Maiunagioia, ma soprattutto Gioia che sa essere sé stessa, che vuole vivere la sua vita in ogni attimo ed in ogni sfumatura anche se il più delle volte non sa bene da dove iniziare.
Gioia che se ne frega degli stereotipi a cui siamo costretti sempre dalla società ma soprattutto nell’adolescenza. Quei stereotipi che feriscono, deridono e bullizzano, che a quell’età sembrano montagne durissime da scavalcare, e che magari rispondono solo al nome di un jeans dal marchio sbagliato o alla scelta di una musica diversa da ascoltare.
“Lei non odia la gente, odia solo le bugie: e il casino è che quasi sempre le due cose corrispondono. Nessuno lo sa, ma lei è una che quando alle elementari le chiedevano: “Cosa vuoi fare da grande?” rispondeva sempre nello stesso modo, e cioè: “felice qualcuno””
Gioia che scopre l’amore. L’amore che risponde al nome di Lo, che colleziona sassolini dai quali non si divide mai. Lo che ama giocare a freccette di notte quando il locale è chiuso, che indossa sempre la felpa nera ed il cappuccio a nascondergli il viso, insieme al suo carattere chiuso ed a mille paure, con l’unica certezza che non ha solo conosciuto Gioia ma l’ha ri-conosciuta.
“Si l’amore dovrebbe sapere già quello che succede, saperlo sempre, anche da lontano, anche da separati, per assurdo, sapere sempre chi è l’altro e cosa vuole e cosa fa e in cosa crede, perché dovrebbe essere come davanti a un quadro o a una canzone o a un libro: se c’è bisogno di spiegarli, allora vuol dire che non sono abbastanza forti, abbastanza chiari, abbastanza veri da spiegarsi da soli.”
Ed allora Gioia e Lo l’amore lo scoprono insieme. Scoprono assieme quell’amore adolescenziale che forse è il più vero e sincero. Quell’amore che è la consapevolezza del proprio corpo e la scoperta di un altro corpo che si incastra alla perfezione con il tuo. Quell’amore che loro vivono così diverso dai coetanei, loro che non hanno il cellulare e che attendono lo squillo del telefono di casa. Quell’amore che, per loro, è condivisione ed accettazione dei limiti decisi dalle esperienze dell’altro. Amore che per loro è tutto, che ferisce ma insieme guarisce.
E poi la scuola, l’ambiente per eccellenza che forma ed informa. La scuola come istituzione che deve, o almeno dovrebbe, formare la persona. E Gioia che ogni mattina deve lottare con sé stessa per entrarci ed affrontare l’aula ed i suoi compagni. Perché lei non è come loro, lei è Gioia, e lei forse non lo sa nemmeno quanto è diversa, ma lo sa il professor Bove, il suo insegnante di filosofia. Gioia trascorre con lui ogni ricreazione, a lui pone ogni giorno una domanda, magari la più buffa, e da lui attende la risposta che sarà sempre quella giusta per Gioia.
Ed è allora che nel mio immaginario il professor Bove, seppur diverso nella persona, diventa il professor Enrico Galiano, si, il professore che avrei sempre voluto avere nei miei anni di ragioneria e che invidio ai suoi studenti. Quell’insegnante di cui non solo leggo i libri, ma che seguo su social ed interviste. Il professore che arriva a scuola in bicicletta e che mentre pedala per le campagna friulane posta il video su Facebook. Il professore delle parole complesse e dei concetti importanti spiegati con la leggerezza e la voglia di farli arrivare davvero a tutti. Il professore soprattutto capace di rendere speciale ogni studente, imparando e non solo insegnando loro, e che ringrazia in “Eppure cadiamo felici” con la parola mahalo, che in hawaiano significa “grazie, siete grandi, vi rispetto, vi voglio bene. Mahalo, soprattutto per tutte le cose che mi avete insegnato”.
Ora dovrei concludere convincendovi a leggere “Eppure cadiamo felici” giusto? Io ci provo, anche se spero, almeno un po’ di avervi già convinti… Innanzitutto la copertina, fissatela per qualche secondo, non trovate anche voi che quegli occhi siano ipnotici? Davvero non avete voglia di scoprire a chi appartengono e quale storia vi possono raccontare? E le parole intraducibili di Gioia? Non avete voglia di scoprirle perfette per raccontare stati d’animo che pensavate magari solo vostri? Ed il tenebroso Lo, non vi va di sapere perché si nasconda da tutti, tranne forse da Gioia? Se ancora avete mezzo dubbio se valga la pena o meno di leggere “Eppure cadiamo felici”, quello che vi posso dire è di correre in libreria perché il libro è semplicemente meraviglioso, l’autore direi ancor di più, e soprattutto perché siete giusto in tempo per leggerlo, prima del seguito che Enrico Galiano sta scrivendo… così che di Gioia non facciate in tempo a sentire la nostalgia, perché di questo sono certa, Gioia non la dimenticherete facilmente.
Biografia Autore:
Enrico Galiano è nato a Pordenone nel 1977. Insegnante in una scuola di periferia, ha creato la webserie Cose da prof, che ha superato i venti milioni di visualizzazioni su Facebook. Ha dato il via al movimento dei #poeteppisti, flashmob di studenti che imbrattano le città di poesie. Nel 2015 è stato inserito nella lista dei 100 migliori insegnanti d’Italia dal sito Masterprof.it. Il segreto di un buon insegnante per lui è: «Non ti ascoltano, se tu per primo non li ascolti». Ogni tanto prende la sua bicicletta e se ne va in giro per il mondo con uno zaino, una penna e tanta voglia di stupore.
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