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Amabili Interviste con Luigi Giampetraglia

Intervista a cura di Daniela Sardella

Buon pomeriggio cari lettori, eccoci con il nostro appuntamento settimanale : ” Amabili Interviste”. Oggi avremo come ospite Luigi Giampetraglia che ci racconterà com’è iniziato il suo percorso , e ovviamente parleremo di ” Viento e’ Terra, un Giallo molto molto interessante. Adoro questo spazio perché offre l’ opportunità di comprendere i retroscena i dubbi di chi crea e le aspettative . Questa è l’ intervista ufficiale , ma è solo l’ inizio ! Infatti domani, online, sarà pubblicata la Recensione del libro in questione e inoltre Sabato 22 all’ interno del nostro gruppo Amabili letture blog , svilupperemo ulteriormente l’ intervista. Dalle 9.00 alle 13.00 l’ AUTORE sarà con noi e soddisferà ogni curiosità ! Adesso è giunto il momento di accogliere il nostro ospite:

Benvenuto Luigi Giampetraglia

Prima di tutto e di ogni altra cosa,​ vogliamo conoscere l’Autore. Chi è Luigi Giampetraglia?

Luigi Giampetraglia è molte cose, è padre, marito, poliziotto, figlio, fratello, amico, nipote, cugino, vicino di casa; è una persona curiosa, a cui piace mettersi in gioco e che fatica a contenere l’entusiasmo per le novità, e che ama tutte o quasi quelle attività che la maggior parte delle persone oggi considera una perdita di tempo ossia leggere, giocare con i propri figli, passeggiare nel bosco con il proprio cane e organizzare pranzi con più invitati che sedie a disposizione ché gli piace la confusione almeno quanto la tranquillità che vi segue.

* Com’è nato, principalmente l’amore verso questo meraviglioso mondo della lettura?

Storia vecchia e non molto diversa da quella di molti altri lettori: all’inizio fu il fumetto, Topolino. Mi piaceva molto zio Paperone e quelle storie avventurose in cui si imbarcava, spesso finendo per spendere più di quanto riuscisse a ricavare, ché quella del tesoro era poco più di una scusa, ché ciò che lo spronava davvero all’azione era l’irresistibile richiamo dell’avventura. In quelle storie spesso zio Paperone raccontava del suo passato, e della corsa all’oro nel Klondike e nello Yukon, argomenti che avrei ritrovato nelle mie prime vere letture, i romanzi di Jack London, Il richiamo della Foresta, Zanna Bianca, Radiosa Aurora. Libri con una prosa magnifica, quasi dei documentari in certi passaggi; le descrizioni dei paesaggi del Grande Nord fatte da Jack London in quei libri restano tra le più belle che abbia mai letto, anche se c’è molto di più naturalmente, ché quelle sono anzitutto storie di resistenza, di coraggio, di resilienza, storie capaci di aiutare un ragazzino insicuro a capire che le difficoltà nella vita arrivano per metterti alla prova e offrirti la possibilità di crescere e migliorarti.

* Quando ha sentito l’urgenza o il bisogno di raccontare qualcosa di suo?

Qualche anno dopo aver incontrato un autore che mi avrebbe accompagnato per tutta l’adolescenza: Stephen King. In particolare dopo aver letto il suo romanzo più famoso It, un mattone da 1200 pagine che divorai durante una delle estati più belle della mia vita. Moltissime volte durante quell’estate ebbi come la sensazione che quel libro parlasse proprio di me e delle esperienze che stavo vivendo proprio in quel momento. No, naturalmente non c’era nessun pagliaccio psicopatico ansioso di divorarmi, però c’erano ragazze che mi facevano battere il cuore, amici con cui condividere progetti strampalati e bulli che non ti lasciavano mai in pace. Fu una fortunata coincidenza naturalmente, che mi fece capire una cosa fondamentale: perché la magia funzioni un libro deve parlare ‘a te’, ma, in una certa misura, deve  parlare anche ‘di te’.
Poi, va beh, molti e molti anni dopo sono venuti i concorsi letterari, peraltro al primo a cui abbia partecipato mi ci iscrissero dei colleghi e fu tostissima ché il presidente di giuria era un certo Niccolò Ammaniti. Quella volta andò bene e anche dopo con RaccontinellaRete e i concorsi organizzati da Il Terebinto, la mia attuale casa editrice.

* Un foglio immacolato, una penna tra le mani ed inizia la magia. Cosa prova in quel momento,​ cosa prova quando crea?

Boh, è complicato. Però è qualcosa di molto simile a quello che provo quando leggo.
In quel momento la realtà sfuma e io finisco dentro la storia che sto scrivendo. Sono protagonista, antagonista e comprimari insieme, sono gli occhi che guardano, le mani che prendono, le orecchie che ascoltano, sono il dolore che i miei personaggi provano, la loro gioia, la loro ansia, il loro essere inguaribilmente e autenticamente umani.

* Siamo qui per parlare di ” Viento ‘e terra”. Da dove nasce il tutto? Le va di presentarci a grandi linee questo Giallo ?

Viento ‘e Terra è un giallo psicologico ma è anche un romanzo di formazione, mi divertiva l’idea di alternare i piani temporali, aprire una finestra sul passato dei protagonisti, anche per provare a spiegare come avesse influito sul loro presente e su ciò che erano diventati.
La prosa che ho adottato per il racconto del presente è volutamente più fluida, c’è molto più diretto e il ritmo è piuttosto sostenuto.
Per il passato ho optato invece per una prosa più lirica e delicata e questo per venire incontro alla sensibilità di Mimì, protagonista e voce narrante della storia, che è un tipo, come dire, piuttosto romantico e come tutti i romantici anche piuttosto ingenuo. Chiaramente questo è un grosso problema per uno che fa il suo mestiere, ché non è esattamente una caratteristica utile quando si deve condurre un’indagine.

* Spesso nelle storie c’è sempre qualcosa che appartenga alla realtà o all’ Autore stesso. Cosa mi dice? C’è un po’ di Luigi Giampietraglia nella storia?

C’è, ma per capire quanto ho dovuto aspettare che fossero altri a farmelo notare. Mi impressionò tantissimo una recensione scritta da una blogger che non solo non conoscevo, ma che non avevo mai neanche incontrato e che non era nemmeno tra i miei contatti fb peraltro. Fino a quel momento certe associazioni le aveva fatte solo chi mi conosceva molto, molto bene: amici di vecchia data, parenti strettissimi, mia madre. Ammetto di essermi sentito quasi in imbarazzo quella volta, messo a nudo ed esposto. Poi però m’è passata. Di lettori così attenti non ce n’è molti, sono più rari dei panda ed andrebbero protetti.

* Qui si parla di scelte differenti, mafia, amicizie interrotte tutte cose reali, tutte situazioni che continuano a ripetersi. Quanto è utile, o meglio, quanto risultare efficace inserire questi temi nelle letture?​

Molto. La sospensione dell’incredulità va agevolata. Perché una storia risulti credibile non basta che contenga tracce di realtà, è necessario che la realtà divenga parte essenziale della storia, che ne diventi essa stessa protagonista.
Un autore non può limitarsi a creare uno sfondo sul quale far muovere i propri personaggi, ché correrebbe il rischio di vedere le sue creature ridotte a marionette coi fili ben in vista, non so se mi spiego. Deve piuttosto sfondare lo sfondo, chiedo scusa per il gioco di parole, abbattere la parete alle spalle del palco e restituire al teatro la  luce naturale del giorno, quella che rimane troppo spesso fuori dalle mura e dalle pagine.

* Nel libro ci sono diverse frasi dialettali. Personalmente penso che siano un valore aggiunto e permettono al lettore di entrare direttamente nella storia. Ma vorrei sapere, durante la stesura, riguardo questo aspetto ha mai avuto dubbi? Se si rischia l’ effetto contrario?

Sono felice che lo consideri un valore aggiunto.
Si tratta di una scelta attentamente ponderata.
Ricorrere al dialetto comporta quasi in egual misura rischi e vantaggi. Il rischio è che ostacoli la comprensione, sopratutto di coloro che hanno poca dimestichezza con quel tipo specifico di linguaggio; il vantaggio più immediato è che rende tutto più credibile, più vero, più autentico, a Napoli diciamo ‘verace’.

* Quando ha deciso di scrivere questa storia, principalmente quale fascia di lettori voleva attirare?



In realtà non credo di essermi posto la questione.
Inconsciamente credo di averla scritta per quelle persone che hanno qualcosa da ricordare e molto da rimpiangere, quindi per un pubblico adulto. Anche se proprio domani sera Viento ‘e Terra sarà protagonista del primo appuntamento di Libri dietro le Quinte, una rassegna letteraria in scena al Teatro Nest di San Giovanni a Teduccio, organizzata da giovanissimi per giovanissimi. Vedremo cosa ne diranno i ragazzi, anche se pare sia piaciuto.

* Cosa dobbiamo aspettarci​ in​ futuro? Cosa bolle in pentola?

Non amo i sequel, salvo che non facciano parte di un progetto preciso e non è il caso di Viento ‘e Terra. Sto lavorando a un ciclo di libri gialli, sempre ambientati a San Giovanni a Teduccio, ma è ancora troppo presto per parlare di quando vedrà la luce il primo romanzo della serie, anche se in realtà ho la bozza di almeno tre storie praticamente già pronta. Poi ci sono le storie che scrivo con e per mia figlia, anche lei scrittrice in erba, e che hanno raggiunto un numero che giustificherebbe una raccolta. E in ultimo questa neo nata passione per soggetti e sceneggiature a cui mi ha avvicinato il mio caro amico Carlo Crescitelli, anche lui autore de Il Terebinto. Insomma una pentola bella piena, di quelle che rischiano di strabordare. Dovrò stare attento.

Che dire! Sono entusiasta delle risposte. Il suo libro è un piccolo gioiello e dopo aver letto queste risposte mi sono resa conto di aver vissuto in maniera completa la storia di Viento ‘e terra. Grazie ancora per la sua disponibilità, serietà e grande simpatia. Vi ricordo, cari lettori che l’ Autore sarà ospite nel nostro gruppo . Segnate l’ appuntamento: Sabato 22 dalle 9.00 alle 13.00 non mancate!!

Come sempre, Amabili letture blog. Ciaooo



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