Scheda Libro
Titolo: Spettri di frontiera
Autore: Ambrose Bierce
Editore: Adiaphora Edizioni
Prezzi:
Cartaceo:16
E-book: 1,99
Genere: Racconti gotici
Sinossi:
Ambrose Bierce scrisse numerosi racconti dell’orrore e del soprannaturale, generi che riflettevano il suo profondo tormento interiore. Questa raccolta contiene molte tra le sue più suggestive storie di fantasmi e di case infestate: morbose, ciniche, inquietanti, capaci di trascinare il lettore nelle regioni crepuscolari dello spirito e nei più oscuri recessi della mente. Opere cariche di terrore ma, al contempo, pervase di tetra ironia, con echi di Poe, del romanzo gotico e dei racconti romantici, dotate dell’impronta inconfondibile di un autore che ha conosciuto di persona gli spettri che da sempre tormentano l’umanità. I personaggi di Bierce – poeti posseduti, vili aristocratici, professionisti abbietti, corpi rianimati, malfattori perseguitati – vivono in un mondo misero e perverso. Che si tratti di omicidi, vendette dall’oltretomba, sparizioni inspiegabili, dimore infestate o anime inquiete, le storie di Bierce rappresentano uno dei migliori esempi di narrativa soprannaturale di tutti i tempi e hanno ispirato autori come Robert W. Chambers e H.P. Lovecraft.
Recensione a cura di Elisa Mura
Tanti scrittori, specialmente quelli di un tempo, possiedono un animo tormentato e lo riversano in ciò che si scrive, è una valvola di sfogo e un modo con cui ci si augura di essere compresi.
Come è definito nella sinossi, i racconti di Bierce ricordano le atmosfere di Edgar Allan Poe, sebbene le abbia trovate sì tetre, ma meno paurose e più riflessive.
L’autore scrive racconti brevi, alcuni non superano la lunghezza di tre pagine, si concentra sul soprannaturale, su morti avvenute inspiegabilmente. Il più delle volte a raccontare è un narratore esterno o che ha seguito la vicenda da lontano, piuttosto che il protagonista. Gli episodi si svolgono tutti sul suolo statunitense, tra metà e fine ‘800, i protagonisti sono sempre avvolti da una nube di mistero e variano tra assassini spietati, poveracci a cui la vita ha donato solo tormenti e malattie, oppure baldanzosi e coraggiosi giunti sino alla soglia di qualche casa spettrale con l’intenzione di svelarne le perplessità, per poi ritrovarsi pavidi o addirittura pronti per la bara, o ancora innamorati che non hanno avuto il coraggio di inseguire i propri sentimenti e arrivano troppo tardi.
Le percezioni e le apparizioni di esseri, possiamo definirli fantasmi, sono riportate in modo semplice ed essenziale, l’autore infatti non è prolisso nei testi e tende a non caricare esageratamente le descrizioni e ciò lascia all’immaginazione.
Mi sono immedesimata in ognuna delle storie, ho provato davvero una certa inquietudine, alcune poi non richiedono una spiegazione logica e il finale lascia dei punti interrogativi su cui arrovellarsi per ricercarne il senso, una volta terminata la lettura.
Ci terrei a citare un racconto in particolare: “L’orologio di John Bartine” , uno dei miei preferiti, dove assistiamo ai fatti grazie al punto di vista di un medico pronto a studiare il problema di un suo paziente, un amico a cui teneva, ma ancor più per curiosità di comprendere quello che lo affliggeva, puro interesse scientifico, ovvero un orologio. L’ oggetto incriminato aveva sul proprietario un effetto insolito: creava in lui inquietudine, un’ossessione nel consultarlo entro un certo orario. Dietro questo mistero vi era una storia familiare torbida e che attendeva di essere chiarita.
Consiglio questo volume agli amanti del paranormale e lasciarsi guidare da una scrittura diretta e scorrevole. Trovate anche, a metà, la versione in lingua originale.
Curiosità sull’autore:
La biografia di Ambrose Bierce potrebbe definirsi quasi un romanzo. Nato in una contea dell’Ohio nel 1842 da una famiglia numerosa di contadini di origini inglesi. In tarda età riuscì a istruirsi come si conviene. Subì l’influenza idealistica dello zio, un avvocato antischiavista che aveva doti da oratore, in seguito iniziò a lavorare e studiare in un istituto finché non si arruolò nell’esercito appena scoppiò la guerra civile che contrappose i soldati del Nord e del Sud degli Stati Uniti per la libertà degli schiavi. Lì fu ferito piuttosto gravemente alla testa da un proiettile piantato al suo interno, mai estratto, che gli causò sofferenza e frequenti episodi di perdita della memoria. Dopo un fidanzamento andato a monte, Ambrose si trasferì a San Francisco e cominciò a scrivere, mandando i suoi scritti a delle riviste e giornali, un tempo erano soliti a occuparsene, e queste li pubblicarono. Nel 1871 si sposò e si spostò insieme alla moglie a Londra, dove passarono un lungo periodo, nel quale nacquero i loro primi figli. Continuò a scrivere mantenendo il suo stile e occupandosi di satira. Con la famiglia tornò a San Francisco, lavorando nell’editoria, si separò dalla moglie e il primogenito si suiciderà a causa di una scaramuccia. Infine Bierce partì per il Messico in seguito a un’altra guerra e civile e lì si persero le sue tracce.
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