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Amabili Interviste con l’ Autore Angelo Muraglia

Intervista a cura di Daniela Sardella

Abbiamo sempre detto che , il modo migliore per conoscere i nostri Autori è porre loro delle domande , conversare con loro in modo da comprendere il cammino verso quello che è il mondo della scrittura. Grazie alla collaborazione con la Writers Editor ,possiamo incontrare persone piene di passione , persone splendide capaci di creare mondi in cui perdersi. A questo proposito non voglio dilungarmi nell’ introduzione , ma piuttosto vado a presentare il nostro Ospite, ovvero l’ autore : ” Angelo Muraglia ” che ci parlerà del suo Romanzo e di tanto altro! Colgo l’ occasione nel ricordare a tutti voi Lettori che potete trovare, sul nostro Sito, la recensione riguardante il Romanzo scritto dal nostro ospite ” Quelle orme sulla spiaggia” a cura di Walter Bianco.

Benvenuto Angelo Muraglia e grazie per il tempo a noi dedicato . Diamo il via all’ intervista.

Chi è Angelo Muraglia. Ci parli un po’ di lei.


In verità ho difficoltà a definirmi con cenni autobiografici. Sono nato a Taranto ma vivo a Milano. Animato da inquietudine, ho cercato sempre un innovamento interiore. Considerando che la vita, a volte, ci costringe ad accettare determinati mutamenti, anche se nell’animo di ognuno di noi resiste la volontà di proseguire secondo il proprio istinto, ho voluto cercare e accettare i cambiamenti, per evolvermi spiritualmente e culturalmente, perdendo, via via, qualcosa di me, ma guadagnando qualcosa in cambio. Tutto è in fieri. Ho svolto attività d’insegnante per alcuni anni. Poi ho abbandonato questa professione per dedicarmi a lavori più dinamici, per consentire a me stesso di mettermi alla prova di fronte a diverse difficoltà. Le successive esperienze lavorative mi hanno fortificato e reso più eclettico. In verità, però, il sale della cultura ellenistica non mi ha mai abbandonato, ovunque mi trovassi. Infatti, per esigenza intima, personale, non divulgativa, ho sempre scritto versi poetici e racconti. Come pubblicista ho scritto su importanti testate. In età avanzata, e ormai in pensione, ho voluto cimentarmi con la narrativa e cercarmi un editore che apprezzasse i miei lavori letterari.

Quando è nato l’amore per la lettura e di conseguenza per la scrittura?


L’amore per la lettura è nato sin da subito, in tenera età, quando ho cominciato a leggere Esopo e Fedro e poi, a poco a poco, mi sono appassionato alla mitologia greca e latina. I vari personaggi descritti nelle opere classiche mi hanno presentato un mondo fantastico che ho sempre creduto abbia fondamenti reali. Successivamente, l’interesse per la narrazione scritta, quella contemporanea, lo definisco come un’esigenza di approfondimento della realtà. La curiosità è stata sempre per me una guida importante e decisiva nell’interpretazione e nell’accettazione della vita e delle problematiche che essa ci pone davanti.

Quando inizia a dare vita a un romanzo, ha già tutto chiaro nella sua mente o pian piano sviluppa il resto, magari dando ascolto ai suoi personaggi?

A questa domanda rispondo ogni volta allo stesso modo: rubo storie ai volti degli sconosciuti che mi passano vicino. Immagino le storie, le vicende straordinarie, da loro vissute, le quali mi riempiono di emozioni che poi voglio scrivere e raccontare. Queste storie, da me immaginate, le assegno a un personaggio di fantasia e a lui do la facoltà di gestirsi, di raccontarsi in modo quasi autonomo. Naturalmente accanto ad un personaggio nasce la necessità di far emergere altre figure, che siano più o meno importanti tra di loro, ma non amo seguire lo schema precostituito di un solito romanzo in cui sono previsti un protagonista e un antagonista. Mi piace accostare le pulsioni e le azioni di chi agisce, nella storia che racconto, come sostegno imprescindibile, nel raggiungimento di una meta comune. Ogni mio romanzo nasce da una piccola scintilla d’immaginazione. I personaggi non sono già definiti nella mia mente: nascono a poco alla volta e agiscono nel rispetto di una caratteristica psicologica che loro stessi manifestano autonomamente. Il punto focale di ciò che scrivo è rappresentato da un’idea, intorno alla quale si muovono e parlano le figure, creando una coreografia in cui si sincronizzano i vari linguaggi e le varie azioni. Io mi limito a inserire l’interpunzione. Non so mai quale potrà essere la conclusione del romanzo ma lascio al lettore la possibilità di scegliere, di interpretare il finale, secondo il suo modo di agire e nel rispetto della sua psicologia. La realtà è variegata e la sua interpretazione cambia da persona a persona.

Parliamo di “Quelle orme sulla spiaggia”. Com’è nata l’ispirazione?


L’ispirazione di “Quelle orme sulla spiaggia” è nata dalle mie reminiscenze scolastiche, quando mi appassionai alla mitologia. Ho immaginato un professore di lettere antiche, vinto dal bisogno di vivere in luoghi immaginari, prediligendo quelli narrati nei poemi omerici. Sappiamo che ogni mito è suggeritore di amore e altruismo. Mi sono posto la domanda di che cosa, oggi, abbiano bisogno le persone e ho creduto di ritrovare, negli antichi scrittori latini e greci, temi universali e, quindi, ripetibili in ogni epoca. L’ispirazione, improvvisa, l’ho trovata ascoltando parte di una frase pronunciata da due persone sconosciute chi mi passavano accanto. Una di loro diceva: “… era destino che succedesse tutto questo.” Subito ho pensato all’importanza di quanto avevo ascoltato: il destino trova sempre la sua strada e la percorre sino alla fine. I volti che avevo guardato appartenevano a una donna giovane e a una anziana: potevano essere madre e figlia. Perché no? Così mi è nata l’idea di un romanzo ma, nella mente, mi frullava un’idea. Chi meglio di un professore avrebbe potuto rappresentare il significato di un oracolo? E per quale motivo sono le donne a coglierne le avvisaglie?

Quanto di personale c’è dell’autore nella storia raccontata?


Di personale, in questa storia che ho narrato, c’è il sapore salato dei due mari, Mar Grande e Mar Piccolo, che bagnano la città di Taranto, che fu centro fiorente dell’antica Magna Grecia. Questi due mari hanno influenzato la mia cultura fino a tal punto di creare in me due aspetti diversi: da una parte quello appartenente a un uomo positivo dei tempi moderni e, dall’altro, a un uomo convinto delle sue radici classiche e del suo ostentato atticismo. Questa è una sincera ammissione del mio modo di essere. Di personale, nella storia che ho narrato, c’è la conoscenza di antiche letterature che ho voluto rispolverare per creare un ambiente psicologico che provocasse delle emozioni nei lettori.

Qual è l’aspetto più importante nella vicenda? Si vuole dare più risalto ai personaggi o alla trama?


Non ho voluto attribuire pesi diversi e aspetti distinti tra personaggi e trama del romanzo: ho inteso stabilire un equilibrio tra la coralità degli attori e la loro consonanza con l’ambiente e l’evento narrato. Certamente la trama è l’elemento indispensabile per far agire i personaggi e dare loro emozioni e sensazioni in un contesto unico del suo significa to. Sembrerà strano ma ho voluto rappresentare la figura del professore in modo tale che in sé riassumesse drammi umani molto dolorosi e commoventi.

La scelta di dividere il libro in tre parti è stata dettata più dallo stile utilizzato o dal crescendo emozionale che porta lentamente all’epilogo del libro?


La suddivisione temporale in tre momenti diversi è nata dopo la conclusione del romanzo, per rispondere all’esigenza di dare al lettore la possibilità di scegliersi un’interpretazione personale sul come finisca la storia. Non era prevista una soluzione simile ma si è resa necessaria per offrire una duplice interpretazione sul finale: una conclusione lieta oppure una che fosse degna di riflessione. I tre tempi rientrano nella possibilità di consentire alla voce narrante di scandire il progressivo dispiegarsi della vicenda.

Il primo incontro con il professore era stato immaginato fin dall’inizio su una spiaggia? Se sì, perché?


Sì. Avevo immaginato così l’incipit del romanzo e il primo incontro con il professore. Le orme sulla spiaggia rappresentano la sofferenza, il ripercorrere il tempo, avanti e indietro, l’angustia provocata da una colpa non estinta, il percorso corale in un viaggio della speranza, la commistione tra l’ambiente e l’intimo sentire, la ricostruzione di se stessi attraverso il proprio ritorno a Itaca, come Ulisse nell’Odissea, attraversando un mare procelloso, per trovare poi l’espiazione e la pace sulla sabbia. E le orme significano proprio questo: non rappresentano il significato di una presenza fisica, ma quello di una vita esaltata nell’estremo sacrificio d’amore, di cui il professore dà testimonianza.

Qual è il personaggio secondario più significativo e quale invece quello che alla fine, anche se non troppo partecipe, risalta importante?


Non c’è personaggio che rivesta un’importanza diversa l’uno dall’altro. Tutti sono come le tessere di un mosaico che troveranno, di volta in volta, la loro posizione e daranno il colore al quadro che ho voluto rappresentare. Non potrei prediligere tra di loro qualcuno che possa emergere come più rappresentativo per importanza. Sono tutti uguali, sono figli di uno stesso padre.

Dopo aver parlato abbondantemente del romanzo, vorrei sapere: che cos’è per lei la scrittura?


Per me la scrittura non è il rifuggire dalla realtà, com’è naturale pensare, ma è l’immergermi in problemi umani, uguali o diversi tra di loro, senza affrontare gli aspetti sociali o le problematiche in cui sono calati. Racconto storie immaginate, sì, ma pregne di significati e aspetti ripetibili nel presente come nel futuro, simili a quelle rappresentate nella varia letteratura del passato.

Progetti futuri?


Certamente. Ho dei progetti imminenti: un mio nuovo romanzo è già stato inviato alla Writers Editor ed è in attesa di pubblicazione. Il tema affrontato è quello della guerra in generale e, nello specifico quello della seconda guerra mondiale, in cui si dimostra come, nonostante i lutti, le difficoltà e le miserie procurate, possano germogliare, in una bambina di nove anni, delicati e teneri sentimenti di amore, di rinascita e di speranza. In effetti, il racconto è la simulazione di un diario scritto in un arco di tempo molto vasto. È già pronto un altro romanzo che affronta i rapporti tra una donna e un uomo, meditati e vissuti come espedienti d’amore: è un libro da consigliare alle mie affezionate lettrici. Poi è già a buon punto la stesura del mio sesto romanzo che affronterà, in una mescolanza tra comico e serio, una vicenda romana, ma non voglio anticiparne il contenuto.
Ritengo opportuno terminare questa chiacchierata con un ringraziamento rivolto alla Writers Editor che ha voluto, ancora una volta, farmi dialogare con i miei lettori, attraverso questa intervista. Grazie.

Ringrazio ancora una volta la Writers Editor per l’ opportunità a noi concessa ed estendo i ringraziamenti al nostro meraviglioso Ospite Angelo Muraglia per il tempo a noi dedicato e per l’ estrema gentilezza riservata nei nostri confronti .

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